Bio Completa

Bio Completa

Compositore e pianista di Pordenone, classe ’76, avvocato penalista (si è laureato con il massimo dei voti e la lode in giurisprudenza a 24 anni con una tesi in diritto penale sui casi di favoreggiamento del cliente da parte dell’avvocato difensore), ha formato il suo stile musicale attraverso l’esperienza maturata sin da giovanissimo nella musica per il cinema, per il teatro e per la pubblicità lavorando a più di 50 produzioni.

Ha, in particolare, composto le musiche per i maggiori capolavori del cinema muto (più di trenta pellicole) collaborando, con le più prestigiose cineteche e partecipando con colonne sonore di sua composizione ai principali Festival e rassegne internazionali.

Tra i tanti titoli musicati si ricordano “Metropolis” di Lang, “Nosferatu” e “Tabù” di Murnau, “The Cameraman” e “Navigator” di Buster Keaton, “Il gabinetto del dr. Caligari” di Wiene, “Diario di una donna perduta” e “I misteri di un’anima” di Pabst, “Il Circo” di Chaplin. Con la partitura per orchestra sinfonica composta per il capolavoro di R. J. Flaherty “Nanook l’Eschimese” ha vinto il premio speciale del pubblico all’edizione 2006 del Festival Internazionale di Cinema e Musica di Bolzano “Rimusicazioni”.

Ha inoltre ottenuto il secondo premio assoluto all’edizione 2005 del Festival Internazionale di Cinema e Musica dedicato al Maestro Angelo Francesco Lavagnino di Gavi (AL). Nel 2007 gli è stato conferiro il premio Moret d’Aur nella sezione emergenti nello spettacolo da una giuria di 20 giornalisti del Friuli Venezia Giulia.

 

Nel 2006, con la consapevolezza acquisita in una decina d’anni di scritture, dopo un paio di concerti in duo con il fisarmonicista Gianni Fassetta in cui per la prima volta si esibisce in pubblico in forma di concerto senza lo schermo cinematografico, con composizioni tutte di suo pugno, ha l’occasione di pubblicare il suo primo album Dispari (Rai Trade/C.N.I.), struggente lavoro strumentale che raccoglie uno splendido brano ispirato a Tina Modotti (Que viva Tina!) e alcuni dei temi in origine composti per capolavori del muto ma ripensati in forma del tutto autonoma dalle immagini. Nel libretto che accompagna l’album, infatti, non vi è volutamente alcun riferimento esplicito al cinema: si rivelerà rapidamente una delle sorprese discografiche della stagione 2006/2007. Appena pubblicato su iTunes (il più importante store mondiale di musica in formato digitale) schizza subito al primo posto nella classifica dei dischi jazz italiani, rientrando a più riprese nella top 10 sino ancora ad oggi. Il programma di Raitre Ballarò utilizza spesso le sue melodie come commento musicale, e lo stesso fa Otto e Mezzo su La7. Si parla di una nuova onda multimediale, musica d’atmosfera da ascoltare ad occhi chiusi/aperti, canzoni senza parole, melodie avvolgenti che duettano (a quel momento ancora idealmente) con le sequenze del grande cinema muto. La critica ne loda a più riprese, con una vera e propria messe di recensioni, il fascino del linguaggio trasversale in bilico tra jazz, musica classica, canzone d’autore, la grande musica da film, l’opera e Vincenzo Mollica, nella rubrica Do-re-ciak-gulp del Tg1, definisce l’esordio discografico di Anzovino “il più bell’omaggio musicale mai scritto per il cinema muto e per Louise Brooks”. Il passaparola tra il pubblico e gli addetti ai lavori fa rimbalzare la musica fino a New York, dove l’etichetta Pumpaudio lavora al lancio americano. Anche Simone Cristicchi, vincitore del Festival di Sanremo 2007, si innamora delle melodie di Anzovino, tanto da scegliere il brano L’immagine ritrovata come tema principale del suo documentario Dall’altra parte del cancello (distribuito in dvd dalla Sony/BMG) e dello spettacolo teatrale Centro di Igiene Mentale.

Di Remo Anzovino si accorgono le storiche trasmissioni di Radio Rai (Stereonotte, Notturno Italiano, Hollywood Party, Fahrenheit), ma anche il primo network commerciale italiano: su Radio Deejay il disco è programmato nella trasmissione di punta delle 21.00, B side, condotta da Alessio Bertallot, che definisce Anzovino “un musicista straordinario, un maestro della descrizione delle emozioni, che ha la magia di Rota e Morricone” e lo invita per un concerto in diretta radiofonica, dagli studi di Milano. Parte così una tournée nelle principali città italiane, culminata nel concerto romano all’Auditorium Parco della Musica. L’Espresso e La Repubblica intanto pubblicano nell’agosto 2007 il brano Cammino nella notte (contenuto in “Dispari”), nella compilation “Chill out – Blue” che raccoglie la migliore musica internazionale, da Amy Winehouse a Mario Biondi, da Fabrizio Bosso a Bebel Gilberto, fino all’Orchestra di Piazza Vittorio.

 

Il 3 settembre 2007 Anzovino viene invitato dall’Ente dello Spettacolo e da La Rivista del Cinematografo ad esibirsi con uno spettacolo ad hoc alla 64^ Mostra del Cinema di Venezia.

Anzovino intuisce che un modo semplice ed innovativo di proporre le immagini del muto è quello di invertire il consueto rapporto musica/immagine ovvero far accompagnare l’esecuzione dei brani da una sequenza di un film-capolavoro del periodo del muto, facendo sì che ad ogni brano eseguito cambi completamente il film e l’atmosfera audio-visiva avvolgendo così lo spettatore in una acquario visivo/sonro in cui per la prima volta è la musica ad essere la protagonista e le immagini a commentarne il contenuto emotivo/psicologico. Un scelta non priva di coraggio considerato soprattutto il contesto in cui il progetto viene per la prima volta proposto, il Festival di Venezia.

È un successo inaspettato e per certi versi clamoroso, con richiami nei telegiornali nazionali e nuovamente il Tg1 sempre con Mollica che definisce lo spettacolo di Anzovino “uno dei momenti più belli della Mostra”.

Si moltiplicano così i concerti e le occasione di proporre, con una formazione in trio originalissima (con Fassetta alla fisarmonica e il fratello Marco alle chitarre, usate anche come percussione) questo nuovo linguaggio e soprattutto di inziare a rodare i brani via via composti in vista di un nuovo album: a fine settembre 2007 fa il suo primo sold out al Napoli Jazz Festival, bissato poche settimane dopo nel nuovo Teatro Verdi della sua città Pordenone, Il 29 e il 30 dicembre 2007 è protagonista di due memorabili serate alla Sala del Carmine di Orvieto nel cartellone di Umbria Jazz Winter #15. Il 22 aprile 2008 viene invitato come ospite musicale degli Italian Dvd Awards all’Auditorium Conciliazione di Roma. E presenta live questo spettacolo nei festival e nelle rassegne di maggior prestigioso in quella che sarà la sua prima tourneè estiva culminata il 30 luglio 2008 a Roma per “Roma incontra il mondo” nella suggestiva corinice di Villa Ada, dove presenta, con grande consenso di pubblico e di critica, in anteprima nazionale il suo nuovo album di studio “Tabù”, disco che raccoglie le esperienze dell’ultimi due anni, un concept album che trae spunto da una vera e propria riflessione in musica sulle trasgressioni contemporanee.

Da questo nuovo lavoro la compilation Espressocafè, in edicola il 15 agosto 2008 in vendita insieme a La Repubblica e L’Espresso ha pubblica in anteprima il brano dal titolo Amante.

 

L’album Tabù pubblicato in anteprima su iTunes schizza in meno di 48 ore al numero 1 della classifica jazz italiana, ed Anzovino riesce nel difficile obiettivo di avere contemporaneamente due album in top10, poichè nel frattempo anche Dispari continua a suscitare grande interesse. Con la distribuzione dall’1.10.2008 nei negozi il successo viene confermato dalle ottime vendite anche traghettate dal passaparola e dai favori della critica che accoglie con entusiasmo il nuovo lavoro discografico: dalla stampa quotidiana ai telegiornali nazionali, dai magazine fino alle riviste specializzate, in modo assolutamente trasversale, si occupano di Remo Anzovino, definendolo la nuova rivelazione della musica strumentale italiana.

Ha così presentato in concerto il nuovo album in contesti di grande prestigio: dal Blue Note di Milano allo European Jazz Expò a Cagliari, dall’Auditorium Parco della Musica a Roma, al Festival Internazionale del Mediterraneo a Pozzuoli fino alla serata conclusiva del M.E.I. 2008, dove ha aperto – unico artista ospite – il concerto di Nicola Piovani, al Teatro Masini di Faenza in un serata memorabile. Ha quindi avuto la possibilità di esbirsi in concerto all’estero dapprima in Francia a Metz con una doppia data nell’ambito del Festival multimediale Norapolis; poi in Portogallo, nella capitale Lisbona come unico artista italiano del prestigioso festival Sete Sois Sete Luas. In entrambi i ferstival il pubblico lo ha salutato con una standing ovation.

 

Con il suo terzo album Igloo (Odd Times/Egea, uscita ufficiale 26.4.2010) Remo Anzovino riesce a sorprendere ancora una volta pubblico e critica con un disco ancora diverso con cui realizza il sogno di abbattere le convenzioni e di fondere una piccola, moderna sinfonia con una serie di duetti contemporanei ricavati su alcune tracce tematiche della stessa sinfonia. Uno spazio musicale dove il pianoforte duetta volta per volta con una batteria, un sax, una tromba, una chitarra, un contrabbasso, un clarinetto. Nell’idea che la musica non conosca confini e steccati e che la composizione possa definitivamente fondere il classico con il moderno.

L’igloo è il simbolo di questa ricerca, di questo guardarsi e vedersi vivere. Un luogo in cui entrare e dal quale osservare il mondo esterno, per poi uscirne, lasciare che si sciolga e riprendere il cammino nel mondo contemporaneo. Dunque ancora una volta il talento straordinario di questo giovanissimo compositore, tra le vere novità uscite nella musica italiana di questi ultimi anni, si confronta con la sua stessa musica in un’ansia frenetica di costruire e destrutturare i suoi stessi temi e linee melodiche. Arrangiando l’orchestra come le parti dei singoli strumenti e con loro duettare con il suo pianoforte.

Igloo è così diventato una sorta di moderna sinfonia, dal sapore anche fortemente cinematografico ed evocativo, nella quale vengono descritti i sentimenti e le emozioni umane più ancestrali. Un viaggio in musica del tutto inedito nel panorama discografico: un susseguirsi di musiche dove ai movimenti sinfonici codificati – affidati ad una orchestra di oltre 40 elementi – fanno da contrappunto i duetti tra Anzovino ed alcuni tra i più grandi strumentisti italiani sulla scena internazionale: con la batteria di Franz Di Cioccio (PFM), con il clarinetto di Gabriele Mirabassi, con il contrabbasso di Enzo Pietropaoli, con la chitarra di Bebo Ferra, e con i due TOP JAZZ 2009 (il referendum annuale indetto dalla storica rivista Musica Jazz) Francesco Bearzatti per il sassofono, Luca Aquino per la tromba.

Dando così vita ad un album che rappresenta un ideale ponte tra la musica classica ed il jazz più contemporaneo. Un progetto fortemente innovativo in cui ogni steccato di genere è abbattuto, ed in cui suoni e personalità artistiche apparentemente distanti si incontrano, su un terreno comune, nel rifugio della più vera creatività.

Ad illustrare graficamente questo viaggio in musica è stato chiamato Davide Toffolo (tra i più stimati fumettisti underground italiani, oltre che leader della rock band di culto Tre Allegri Ragazzi Morti) che ha immaginato questo mondo musicale con un concept grafico diretto, minimale e moderno: due orsi, altri da se stessi, che osservano un relitto di ghiaccio, come un avanzo di grattacielo, avanzare nel nulla.

 

L’8 ottobre 2012[9] viene rilasciato il suo quarto album Viaggiatore Immobile (Egea Music), prodotto dal sound designer Taketo Gohara, con gli arrangiamenti orchestrali di Stefano Nanni e la copertina firmata da Oliviero Toscani. Per la prima volta un suo disco viene pubblicato anche in formato LP. Al disco partecipano alcune prime parti dell’orchestra de la Scala di Milano, e alcuni musicisti di spicco, quali Vincenzo Vasi, Alessandro “Asso” Stefana, Mauro Ottolini, Edodea Quartet diretto da Edoardo De Angelis, Achille Succi. Il disco si chiude con il brano 9 ottobre 1963 (suite for Vajont), eseguito con le 42 voci maschili del Coro Polifonico di Ruda diretto da Fabiana Noro, in memoria della tragedia del Vajont.

Il 7 ottobre 2013 Anzovino ha ricevuto il Premio Anima “Per la crescita di una coscienza etica – sezione musica”, per la sua composizione 9 ottobre 1963 (Suite for Vajont), brano composto dal pianista in ricordo della tragedia del Vajont. Il riconoscimento viene assegnato ogni anno sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica per valorizzare il contributo apportato da personalità del mondo dell’arte e della cultura che nelle rispettive categorie si sono distinti per la valenza dei contenuti e la forza comunicativa del messaggio e per il contributo significativo apportato alla crescita della cultura dell’etica e della responsabilità del nostro Paese. La Giuria – presieduta da Luigi Abete – ha così motivato l’assegnazione del premio: “‘9 ottobre 1963 (Suite for Vajont)’ è una composizione forte e travolgente che mostra la grande sensibilità umana e artistica di Anzovino e che solo un figlio di quella terra avrebbe potuto comporre”